Il dibattito sociale intorno alle nuove famiglie è molto complesso, poiché chiama in causa i modi di intendere l’amore, il desiderio e il godimento a partire dalle posizioni sintomatiche soggettive e anche collettive di ogni società.
I modelli immaginari implicati in ogni ordine sociale (che si produce anche come effetto dell’ordine culturale) in cui si è immersi producono per l’Io e per l’insieme dei punti di coerenza e di identificazione attraverso i quali ci si situa e si trova un posto nel mondo. Quando si tratta di genitorialità il dibattito può diventare di “fuoco”, così come abbiamo potuto sperimentare in Italia nel 2019 a partire da prese di posizione di alcuni leader del centro destra e di alcune correnti femministe.
Lacan sin dal suo scritto I complessi familiari del 1938 separa la famiglia dal mito e dalla biologia mettendo in rilievo l’articolazione tra famiglia e struttura.[1]
Per Lacan, il padre e la madre sono dispositivi significanti messi al lavoro come funzioni che allo stesso tempo nutrono il tessuto immaginario del romanzo familiare. Quando nel 1968 introduce l’espressione « La cicatrice dell’evaporazione del padre » [2], mette in relazione il declino della funzione paterna e gli effetti ramificati prodotti dall’universalismo che favorisce la produzione di una proliferazione di nuove forme organizzative della famiglia.
La scienza operando una disgiunzione radicale dalla procreazione, dalla sessualità e dalla filiazione crea le condizioni affinché nuove configurazioni familiari possano trovare la loro riposta al “volere un figlio”. La novità assoluta della nostra epoca è che le biotecnologie hanno prodotto un proliferare di possibilità che rispondono al “volere un figlio” non solo per la configurazione della famiglia tradizionale, ma anche di famiglie composte da due donne, da due uomini, famiglie monoparentali, famiglie transgender.
La psicoanalisi, interessata ai cambiamenti dell’ordine familiare e ai nuovi modi di inventare la genitorialità, si fa orientare dall’irriducibilita del godimento che in ognuna di queste configurazioni strutturali è in gioco. Nel discorso sociale il concetto di genitorialità si è imposto, smarcando quello di padre e madre. Il concetto di genitorialità favorisce una intercambiabilità tra autorità e cura, producendo l’equivalenza dei genitori[3].
La teoria psicoanalitica che si poggia su concetti quali desiderio, godimento, rigetto, forclusione, rimozione. è una prassi che si scrive e riscrive a partire dalle storie singolari dei soggetti.
Nella clinica si tratta di tenere conto di questa dimensione post-edipica nell’incontro con soggetti contemporanei.
Antonella, è “genitore prima di tutto”. Da sempre si sente nei “panni sbagliati”, vorrebbe iniziare la terapia ormonale e diventare un uomo. Ciò che le impedisce di fare questo passo è la funzione genitoriale. “Cosa racconto a mia figlia?”
Francesca è una donna trans. Quella scelta, che risale a molti anni fa, le è costata il divorzio dalla moglie e il disprezzo del figlio.” Ho perso tutto” dice a partire dal rigetto del figlio che non ne vuole sapere nulla di “suo padre Francesca”.
Angela vuole un figlio. L’orologio biologico le pone un limite, deve prendere una decisione rispetto al mettere al mondo un figlio da sola o se rinunciare. Mentre è presa in questa divisione, si innamora e inizia una relazione con una donna. Sceglierà di prendere tempo, di recarsi all’estero e di “congelare gli ovociti” per non precipitarsi in una decisione. Il suo discorso fa i suoi giri : quale posto ha questo figlio per me?
Quando una donna, un uomo, un/una transgender, una coppia eterosessuale o omosessuale si interrogano rispetto al “voler un figlio” o rispetto a come svolgono la propria funzione genitoriale, la psicoanalisi non ha nessuna verità precostituita da offrire, può però offrire la possibilità di un dire, affinché ciascuno possa cogliere, al di là dell’offerta della scienza, delle soluzioni prêt-à-porter, come prende corpo per lei/lui e/o per la coppia parentale il desiderio di filiazione in quella configurazione singolare.
Fotografia: ©Pascale Simonet – https://www.pascale-simonet.be/
[1] Lacan J., I complessi familiari nella formazione dell’individuo, Torino, Einaudi, 2015.
[2] Lacan J., « Une névrose démoniaque au XVIIe siècle », Lettres de l’École freudienne, n°7, 1969, p. 84.
[3] Brousse M.H., « Un néologisme d’actualité : la parentalité », La Cause Freudienne, n°60, 2005, p. 115-123.