Ezer kenegdo, Un aiuto contro di lui – Susana Huler

©Véronique Servais

Una coppia di tanto tempo fa

Oggi, come vediamo ripetutamente, la procreazione è concepita come separata o non necessariamente connessa con un atto sessuale. Vediamo anche una pratica crescente di incontri sessuali intesi come contingenti, non legati all’amore, ad alcuna illusione o delusione di essere due. Ciò che originariamente sembrava stare insieme si mostra ora come separato.

Questa separazione è stata resa possibile dalla scienza ed è stata spinta in avanti dal fatto che non esiste più un’opinione comune sui modi migliori di godere dei corpi. E il corpo stesso non mostra più alcuna appartenenza a un gruppo sessuale. Maschio e femmina sono concetti molto liquidi.

Molto tempo fa, all’inizio del monoteismo, fu raccontata una storia – successivamente scritta e sigillata nella Bibbia – su ciò che la femmina e il maschio sono rispetto all’animale parlante, all’uomo. La Genesi riunisce tutti gli animali, compresi noi, come creati in due sessi diversi (Gen, I-27). Tuttavia, viene poi inclusa un’ulteriore elaborazione sul fatto che la questione dei due sessi per questi animali speciali che parlano, è un pò più complicata e necessita di una spiegazione.

Così troviamo Adamo da solo (Gen. II-18), creato come Uno solo e, secondo l’apprezzamento di Dio, sofferente per la sua solitudine. Di fronte a questo problema, avendo presentato ad Adamo tutti gli animali del giardino dell’Eden e vedendo che nessuno di loro poteva essere una possibile soluzione, Dio creò Eva, dalla costola di Adamo, come un ezer kenegdo, un aiuto contro di lui.

L’espressione «aiuto contro» è menzionata da Lacan più di una volta nel Seminario XXIII. La prima volta, egli descrive il suo punto di partenza: «Parto dalla mia condizione», quando arreca all’uomo, non un «aiuto a lui», bensì un «aiuto contro di lui» [1].

La seconda volta invece risponde a una domanda scritta sull’analista come un «aiuto contro». Lacan dice: «Lo psicoanalista è un aiuto di cui possiamo dire che è un rovesciamento dei termini della Genesi, poiché ho appena definito l’Altro dell’Altro come un piccolo buco» [2]. Questo piccolo buco può aiutare, sostiene Lacan, poiché l’ipotesi dell’inconscio implica il Nome-del-Padre. La psicoanalisi dimostra che è possibile aggirare il Nome-del-Padre. «Se ne può fare a meno a condizione di servirsene» [3].

Quando la Bibbia ha cercato di immaginare, di pensare la relazione logica tra questi due, usa il nome del padre, ovvero, il linguaggio. In primo luogo, Adamo stesso aveva affermato che avrebbe accettato la donna come suo aiuto contro, perché in questo caso, a differenza di quando gli furono presentati gli altri animali, essa (la donna) è osso delle sue ossa e carne della sua carne, e per questo dovrebbe essere chiamata donna.

Ora, come potrebbe un corpo essere capace di godere di un altro corpo e separarsi dal godimento autoerotico? Cosa permetterebbe il desiderio di un altro corpo? Cosa permetterebbe l’erotismo? La soluzione migliore allora era apparentemente quella inventata da Dio: la donna sarebbe stata ezer kenegdo, «aiuto contro di lui». Kenegdo, «contro di lui», ha portato con sé molte interpretazioni.

Jacques-Alain Miller cita alcune opinioni di Rabbini che separano «aiuto» da «contro di lui». La donna sarà di aiuto all’uomo se lo merita, e sarà contro di lui se egli non è giusto o non è degno. Ricompensa o punizione [4].

Un rabbino mi ha aiutato a cercare un’interpretazione che non opponesse le due parti di ezer kenegdo. Ha trovato per me che Ramban lo legge come portatore di entrambe le qualità: l’aiuto dovrebbe essere contro di lui, davanti a lui. Essendo in grado di vedersi, si separano e si riuniscono quando vogliono [5]. Questa lettura del Ramban include i movimenti del desiderio. Kenegdo può anche essere letto nel suo significato di «contro di lui» in disaccordo o controversia. La donna aiuta e dissente.

Sapendo che non c’è rapporto sessuale, poiché il fatto biologico del maschio e femmina non regna nella vita del corpo parlante, possiamo vedere il «contro di lui» come il sinthomo che permette di abbandonare l’autoerotismo, unico godimento del proprio corpo, e permette le illusioni dell’amore.

Dal momento che abitare entrambi nel linguaggio significa equivalenza, quindi nessun rapporto sessuale [6], è attraverso il linguaggio che gli esseri umani inventano il proprio modo di poter godere del corpo proprio attraverso un altro corpo. E questo è il vantaggio dell’invenzione della donna come sinthomo. Un aiuto contro di lui.

 

Traduzione di Rachele Giuntoli

Rilettura: Laura Pacatti

Fotografia: ©Véronique Servais

 

[1] Lacan J., Il Seminario, libro XXIII, Il Sinthomo (1975-1976), a cura di A. Di Ciaccia, Roma, Astrolabio, 2006, p. 29.

[2] Ibid., p. 133.

[3] Ivi.

[4] Ibid., p. 133.

[5] Nachmanides, “On Genesis 2.18”, https://www.sefaria.org/Ramban_on_Genesis.2.18?lang=bi

[6] Lacan J., Il Seminario, libro XXIII, Il sinthomo (1975-1976), op.cit., p. 96.