La proposta di lavoro di PIPOL10 indica tre termini che bisogna mettere al lavoro fin dall’inizio: genitorialità, famiglia, e filiazione. Sono termini da distinguere e articolare. Questi tre significanti corrispondono a registri diversi che nell’esperienza dell’essere parlante si annodano in un modo sempre singolare. La procreazione, il sistema di alleanze e l’eredità coincidono uno ad uno con ciascuno di essi.
Il mistero che PIPOL10 s’impegna a interrogare, come scrive Dominique Holvoet è che “l’essere vivente che risulta (dalla procreazione) porterà sempre l’impronta del segno che lo vide nascere come corpo parlante, enigma del suo arrivo nel mondo, mistero della unione tra parola e corpo”. Dunque è della domanda per l’origine di cui si parla e non l’inizio, precisamente come lo elabora François Ansermet.
In questo terzo incontro preparatorio, ci soffermeremmo nella questione della filiazione. Filiazione è un termine che designa la provenienza dei figli e le conseguenze giuridiche e non giuridiche che ne derivano. Parola d’origine latino, collegata sia alla eredità che all’atto, secondo le diverse definizioni che possiamo trovare. In conseguenza il sintagma “clinica delle filiazioni” condensa atto e trasmissione, indicando le conseguenze per il parlêtre alla domanda della propria esistenza. In questo senso risulta importante la filiazione. Bisogna precisare che è possibile affrontarla soltanto tramite i casi clinici. La filiazione non è un concetto.
Nel 1969 nella rilettura dei Complessi Familiari Lacan concede alla famiglia la “funzione di residuo” che “nell’evoluzione della società valorizza l’irriducibilità di una trasmissione che è di un ordine diverso rispetto alla trasmissione della vita basata sulla soddisfazione dei bisogni” [1]. Sotto questa descrizione si potrebbe iscrivere la clinica delle filiazioni dovuto a che è precisamente dalla funzione di residuo che, secondo Lacan, si derivano desiderio, legge e sintomo.
Che cosa è ciò che si iscrive nel territorio della filiazione? Essa non necessariamente corrisponde con la natura, anche se potrebbe essere in rapporto con la biologia. Dunque indica una posizione che considera l’elemento soggettivo del riconoscimento. Trattandosi di una posizione, si situa in linea del rapporto sessuale che non c’è, perché si cerca di trovare una soluzione lì dove è mancante. Achille non raggiungerà mai la tartaruga ed è precisamente per questa mancanza che il rapporto di filiazione può essere nominato il “tu sei…”.
Lacan indica che “è proprio in relazione al par-essere che dobbiamo articolare ciò che supplisce al rapporto sessuale in quanto inesistente”[2] chiamato anche “l’essere accanto”. In questo caso si potrebbe chiamare anche par-essere amato dovuto a che è proprio l’amore che viene a supplire il rapporto sessuale che non c’è. Possiamo dire che la clinica delle filiazioni è un modo di nominare a cui vanno aggiunti i risultati dei segni prodotti di questa nomina nel parlêtre.
L’assenza di trasmissione paterna in alcuni casi ha fatto precipitare l’incontro di una soluzione tramite la supplenza. In altri casi potrebbe trattarsi di una identificazione con un altro che ostenti una significazione nella struttura degli origini. È così che possiamo distinguere finalmente le varianti inclassificabili e appartenenti alla logica dell’uno per uno.
Oggi la filiazione incontra il discorso scientifico aprendo nuove vie di produzione. Tuttavia niente di questo ci rivela la formula del rapporto sessuale che non c’è. I nuovi bricolage a cui assistiamo rendono conto dei nuovi fallimenti, dovuti all’insistenza del reale che permane facendo buco in quanto dipendente del Unerkannt [3].
Traduzione: Liliana Roddriguez Zambrano
Revisione: Tomás Verger
Fotografia: ©Dubuisson Hughes : www.hughesdubuisson.be
[1] J.Lacan, Nota sul bambino ne Altri Scritti, Einaudi, Torino, 2013, p.367.
[2] J.Lacan, Il seminario libro XX, Ancora, Einaudi, Torino, 2011, p. 43.
[3] E. Solano, Bricolages familiaux, ne La Cause freudianne N.72.